Tutti noi conosciamo il Distaccamento di Ostiense. Quando sentiamo per radio: “7A da 73” ci viene alla mente l’immagine della caserma di via Marmorata.
Mi ricordo quando ero bambino e con i miei genitori andavamo a trovare i miei nonni al Villaggio Giuliano-Dalmata sulla via Laurentina. Chiedevo sempre a mio padre di passare vicino alla Piramide, perché dovevo assolutamente vedere i pompieri; quelle rare volte che incontravamo la partenza che usciva in sirena andavo letteralmente in visibilio.
Se vogliamo tra il progettista della caserma, il Villaggio Giuliano-Dalmata e le origini della mia famiglia c’è un filo rosso che lega tutto. La mia famiglia è originaria di Fiume e forse non tutti sanno che Vincenzo Fasolo, il progettista della caserma di Ostiense era nato a Spalato, in Dalmazia, tutte e due città facenti parte degli ex territori italiani cedute ormai all’ormai ex Jugoslavia.
Vincenzo Fasolo (Spalato 1885 – Roma 1969) è stato un importante architetto che ha lasciato una forte impronta nella città di Roma e ha creato un legame indiscutibile con i suoi Pompieri.
I suoi progetti sono caratterizzati dall’analisi e dalla rielaborazione delle architetture del passato, questo è dovuto al suo percorso formativo che è sostenuto da una grande preparazione tecnica e da una solida cultura storico artistica. Lo ritroviamo nei disegni dei suoi progetti che sono delle vere opere d’arte; hanno una precisione e una bellezza del tratto disarmanti.
La sua fortuna architettonica è legata alla proficua e duratura collaborazione con l’Ufficio Progetti del Comune di Roma tra il 1912 e il 1936; questo si palesa nella ricca produzione di edifici residenziali e di pubblica utilità. Tra questi troviamo la Caserma dei Vigili del Fuoco di Testaccio.
Nel 1928 gli venne affidato il progetto per una nuova caserma in via Marmorata all’angolo con via Galvani.
Dobbiamo immaginarci una città completamente diversa. La Roma dei ruggenti Anni Venti vedeva una situazione urbanistica completamente trasfigurata; il Quartiere di Testaccio era vocato alle arti industriali, e ormai aveva subito un forte popolamento con la costruzione di un gran numero di case popolari.
Oggi, il recente restauro del Distaccamento di Ostiense ha rimesso parzialmente in luce il suo smalto originario, facendo notare alcuni dei segni caratteristici che gli aveva impresso il suo progettista, e che la patina del tempo dello smog avevano offuscato.
L’edificio ha una linea molto particolare e articolata; è un triplo corpo strutturale caratterizzato da forme massicce. Il fronte curvo che si affaccia sull’incrocio stradale dà accesso all’autorimessa attraverso sette grandi aperture che consentivano la rapida uscita dei mezzi di partenza.
Ormai i mezzi contemporanei hanno proporzioni maggiori rispetto a quelli dei nostri predecessori e dunque i colleghi autisti debbono dare qualche occhiata in più agli specchi retrovisori!
Ma ritornando al progetto originario vediamo affacciarsi sul piazzale di manovra l’officina, la cucina e la mensa. Al primo piano dell’altro corpo di fabbrica trovano posto le camerate, i bagni e l’alloggio ufficiali.
Un particolare segno distintivo è dato dalla torre che dona un senso di verticalità e dimostra l’estro creativo di Fasolo che unisce l’architettura alla funzionalità. Al suo interno trova posto il locale per il lavaggio e l’asciugatura delle manichette che venivano issate al suo interno. Potremmo definirlo come un castello di manovra di alta classe!
L’eleganza delle sue architetture passa necessariamente per il recupero dei valori decorativi degli stili. Tutta l’arte italiana sposa il colore alla forma, questo lo ritroviamo nell’uso del tufo e nel travertino che donano una spiccata bicromia alla caserma, rispettando pienamente la tradizione del’Antica Roma. Le radici della sua composizione architettonica affondano nel “metodo storico”e contraddistinguono lo stile di Fasolo. Lo dimostrano i profili del grande portone e delle finestre su via Marmorata che rimandano alla tradizione Greca ed Etrusca con un motivo decorativo caratterizzato da una spada intrecciata ad un ascia. Un altro segno decorativo sono i capitelli delle semi colonne che scandiscono le aperture dell’autorimessa che vedono raffigurati degli elmi da pompiere.
Nulla è lasciato al caso dal progettista. Nella decorazione dei portoni dell’ autorimessa sono presenti delle losanghe che al suo interno trovano la scritta SPQR, questo dimostra nuovamente l’attenzione che Fasolo pone al dettaglio e alla bellezza, cosa che il recente restauro ha portato alla luce.
Sicuramente su questa splendida architettura e sulla vita e le opere del suo progettista ci sarebbero altre mille o più pagine da scrivere.
Vorrei solamente sottolineare che questo è un piccolo gioiello del barocchetto romano ed è un edificio unico nel suo genere, che merita un’attenzione particolare da parte del nostro Comando nella tutela e nella sua valorizzazione.
Paolo Cergnar